COSTRUIRE LA FRONTIERA
San Donato Milanese si sta connotando sempre più come una “Comunità modello alle porte di Milano” ormai matura, e sempre meno come una “company town” dell’ENI. Infatti, soprattutto Metanopoli si sta riqualificando per “pezzi di città”, andando a sostituire luoghi dismessi con residenze di qualità. È un processo inarrestabile: le residenze ormai hanno una loro autonomia e qualificano San Donato come un luogo dove vivere in equilibrio con la natura. Una comunità ideale per le nuove famiglie.

Potremmo chiamarle “residenze aumentate”, perché oggi la casa è un contenitore assolutamente nuovo. Si direbbe che l’aspirazione di Milano verso una maggiore sostenibilità, abbia trovato a San Donato e soprattutto a Metanopoli una sua compiuta realizzazione. Infatti, molti scelgono di venirci a vivere per la buona disponibilità di collegamenti con la metropoli meneghina, ma senza lo stress e l’inquinamento. La Metro 3 ha dato ulteriore impulso a questa tendenza, ed oggi possiamo dire che San Donato è una scelta di vita innanzitutto: non solo per il verde e gli spazi a misura umana, ma anche per i rapidi collegamenti con la rete delle tangenziali e l’autostrada.

Allora acquista ancora maggior significato l’apertura del cantiere del nuovo quartiere De Gasperi Ovest: si tratta di una sostituzione dei laboratori Eni ormai obsoleti, oltre 80.000 mq di territorio che sarebbero rimasti come un “buco nero” al confine con Milano. Invece si è scelto con coraggio di “abitare il confine”, di dare spessore e dignità a questa nuova porta di San Donato con un intervento dotato di vari servizi, fuori dalla logica monofunzionale, per una realtà di un quartiere ad elevata mixitè.


Una scommessa che parte dal presupposto di rigenerare il mercato edilizio a partire dalla riflessione post-pandemica: abitare oggi significa anche lavorare in casa, così lo spazio domestico si apre all’incontro, al risparmio energetico. Si tratta di una sfida: creare un luogo nuovo alle porte della città, una nuova frontiera domestica. Vogliamo dare riordino ai paesaggi del post-industriale e creare un “terzo luogo”, diverso e distante sia dalle periferie degradate, che dalla metropoli senza respiro, dove i valori immobiliari sono inavvicinabili. Affermare una scala umana della costruzione, una comunità diversa nella distribuzione degli spazi, per un futuro ancora tutto da immaginare: questa è la costruzione che comincia.


ARCHITECT / DESIGNER: WiP ARCHITETTI
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