
A poche settimane dalla morte di Balkrishna Doshi, il più grande architetto indiano che collaborò con Louis Isadore Kahn alla realizzazione dell’ Indian Institute of Management ad Ahmedabad, oggi nella giornata del risparmio energetico vogliamo ricordare proprio quest’architettura, emblema di sostenibilità ambientale.
L’IIM, Indian Institute of Management di Ahmedabad, è una città universitaria austera e maestosa allo stesso tempo, progettata dall’architetto americano di origini ebraiche Louis Kahn e realizzata con mattoni a vista per valorizzare la produzione artigianale locale. L’opera si sviluppa su 67 ettari ed è caratterizzata da numerosi archi, quadrati e cerchi scavati nella facciata, ognuno con uno specifico ruolo: creare ombra, far passare il vento, rinfrescare.
La sostenibilità dell’edificio principale e dell’impianto urbano del campus intero deriva dall’applicazione nella progettazione di principi meccanici legati alla fisica dei 4 elementi essenziali (acqua, aria, terra, fuoco). Kahn ha dunque distribuito spazi, correnti e ombre meticolosamente, tramite l’utilizzo delle geometrie cave o piene, sfruttando al massimo gli elementi naturali per rinfrescare senza utilizzare energia elettrica. Il risultato è un monumento intramontabile.
Abbiamo voluto interpretare l’opera esaltandone le caratteristiche “energetiche” e geometriche, proponendo una texture elettrica che vuole sottolineare l’autosostenibilità di questo edificio. Le strutture sono volutamente filo-pop, e i colori sono quelli propri dell’efficientamento energetico, palette utilizzata anche per indicare la classe di appartenenza di un edificio. Questa composizione si propone come ritratto di potenza artistica e comunicativa dell’istituto, che ai suoi tempi (1963) ha preso forma anche grazie alla collaborazione di un team del National Institute of Design.
Il design di tutto il villaggio, palese espressione del suo autore, fortemente ispirato alla geometria euclidea e alla simmetria monolitica, alla monumentalità classica e alle rovine greco-romane, è dunque frutto di una profonda sensibilità per il clima e il territorio locale.
Uno tra i campus più ammirati che ha ispirato generazioni di studenti è, inoltre, al centro del dibattito sociopolitico da qualche anno, da quando nel 2021 ha rischiato die essere parzialmente demolito, ponendo un’importante questione sull’eredità del patrimonio architettonico indiano. Qualche mese fa la questione è tornata in auge.
M’illumino di meno è la data nel calendario che chiede a tutti noi di adoperarci per un mondo più sostenibile. Noi, come una goccia nell’oceano, ci stiamo provando, attraverso questo progetto a finalità sociale che ci porterà a costruire una scuola in un piccolo villaggio africano di 6000 persone, meno “illuminato” dei luoghi in cui siamo più abituati a portare la nostra architettura.