È il 27 gennaio, è il giorno della lotta contro l’indifferenza, quella scritta imponente che Liliana Segre ha fortemente voluto nell’androne del Memoriale della Shoah a Milano.

Sono tanti i luoghi del mondo deputati a diffondere conoscenza e mantenere vivido il ricordo del male che fu, luoghi dai significati diversi, costruiti in modi e tempi diversi da architetti diversi.

Noi abbiamo scelto di celebrare questa giornata raccontando un’icona dell’architettura – il museo ebraico di Daniel Libeskind – riproponendola in forma stilizzata su uno sfondo ispirato al tessuto blu e azzurro a righe tipico delle divise indossate dalla comunità nei campi di sterminio.

Questa architettura progettata nel tardo ‘900 è da sempre oggetto di diverse interpretazioni legate alla sua forma.

La chiamano “Blitz” (fulmine) per via del suo profilo a zig-zag, i più analitici ci vedono una stella di David scomposta e destrutturata, l’autore americano di origine polacca, figlio di due sopravvissuti all’Olocausto, l’ha battezzata “Between the lines”, linee che formano spazi di vuoto, proibiti e inaccessibili, oscuri e poi le linee delle finestre, molto sottili e allungate, che paiono ferite.

L’opera d’arte di Libeskind è interamente dedicata al racconto della storia degli ebrei in Germania, dai sotterranei, che simboleggiano i diversi destini del popolo ebraico, all’ingresso posto dentro il Berlin-Museum, dentro la storia tedesca, dall’acustica al senso dello spazio, ai giochi di luci ed ombre, alla percezione di difficoltà costante.

Il museo ebraico più grande d’Europa è un viaggio nella storia sociale, politica e culturale della Shoah in terra tedesca, un percorso ad ostacoli dal IV secolo ai giorni nostri che ci incita a non provare mai più indifferenza.

Lo abbiamo “dipinto” d’oro per ricordare anche noi il valore ed il prezzo di questa giornata e l’emblema che rappresenta.

Aperto al pubblico nel 2001, questo luogo, situato a Berlino e progettato un anno prima della caduta del Muro, si fonda su tre intuizioni:

  • L’impossibilità di comprendere la storia di Berlino senza capire l’enorme contributo dei suoi cittadini ebrei
  • La necessità di integrare il significato dell’Olocausto nella coscienza e nella memoria della città di Berlino
  • Il dovere di Berlino e di tutta la Germania di riconoscere l’annullamento della vita del popolo giudaico all’interno della storia del Paese

Con questa riflessione, noi in WiP abbiamo avviamo il Progetto Sociale che ci accompagnerà nel prossimo triennio, con l’obiettivo di donare alle comunità meno fortunate progetti disegnati e realizzati da noi anche con il supporto di amici e partner che presto vi sveleremo.

Ringraziamo Marco e Sofia Splendore per il contributo artistico e le immagini.

andrea.rinaldi@salt2taste.it
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Marco Splendore

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